Docente

Luca
Angeletti

“…qualunque azione di un personaggio in una storia, altro non è che, una reazione, istantanea e imperfetta, ad una situazione di conflitto esterno, mentre, il suo animo, contemporaneamente, cerca, inconsapevolmente, una mediazione interna tra e ciò che non sa o non ricorda di essere e ciò che racconta di sé. Questa è la coscienza del personaggio…” (Robert Ashcroft)

Contattaci Ora!

Biografia

Luca Angeletti nasce nel 1974 a Roma dove si diploma presso la scuola di teatro “Il circo a vapore”.

E’ un interprete versatile, che riesce a snodarsi con nonchalance tra ruoli drammatici e brillanti. 

Frequenta diversi stage di approfondimento per la recitazione. Si concentra poi, nelle lezioni di cinematografia e danza. Nel 2003, si esibisce nello spettacolo “Nessuno”. Angeletti è anche sceneggiatore e regista di cortometraggi: nel 2004, con un’opera intitolata Il primo giorno, ha ricevuto un premio al Giffoni Film Festival. Inoltre, ha avviato un’esperienza di insegnamento in corsi sperimentali di cinema, fotografia e teatro. Sul piccolo schermo, lo troviamo a zerbinarsi per una capricciosa fidanzata come Marina Rocco in Tutti pazzi per amore, nonché ammanettato dal vice questore Simona Cavallari in Squadra antimafia – Palermo oggi.

Nel 2009 eccolo nel commedia romantica Scusa ma ti voglio sposare e nella pellicola poliziesca Sbirri, dove si cimenta nel collega del giornalista Raoul Bova.

Scarica la Biografia

Programma Didattico

Programma Didattico

In ogni scena, in ogni dialogo, tutte le azioni che compie un personaggio sono, in realtà, REAZIONI. L’ attore, deve individuare una reazione interiore invisibile, pura, istintiva, sincera a qualcosa successo prima e che porta dentro, che si esprime ed è in conflitto con un’azione visibile, di adattamento e compromesso fuori a qualcosa che sta accadendo ora. Battuta per battuta, silenzio per silenzio, la maschera, prende forma dal compromesso fra cuore e ragione e si adatta alla situazione prima di lui. Il risultato di questo compromesso è l’AZIONE in MASCHERA. Ma la REAZIONE, arriva prima dell’azione, è imperfetta, è il respiro reale che si vede negli occhi, che silenziosamente e segretamente accompagna le necessità del cuore. La vita scorre così, continuamente, non è perfetta, anche i personaggi non lo sono. Individuare, dunque, quel margine di imperfezione, rende tutto più umano e vicino a chi guarda e consente di raccontare storie a sentimenti, ostacoli, conflitti, errori, equivoci, inganni e bugie, con Sincerità ed efficacia senza auto-celebrazione di se stessi e presunzione. L’attore deve dare vita a tutto questo. E chiedersi, come nella vita, a cosa reagisco e come reagisco, non cosa devo fare o come lo devo fare. Recitare non è una modalità di espressione estetica, bensì una riattivazione della propria capacità di reagire.

Dall’eroe all’attore è un percorso formativo esperienziale guidato: 

Tre cose deve fare l’attore per il suo personaggio: individuare a cosa sta reagendo – cosa non sta dicendo – saper ripetere all’infinito senza ripetersi. 

Studi di psicologia hanno paragonato la vita dell’uomo al VIAGGIO DELL’EROE all’interno di una storia e alle prove che deve affrontare per raggiungere il suo obiettivo. Partendo dallo studio degli archetipi e dei miti, si possono individuare delle tappe costanti e universali che caratterizzano la naturale evoluzione di ogni essere umano. 

Questo metodo di studio propone di ripercorrere la strada fatta da ognuno fin qui, raccogliere più elementi possibili per capire quali maschere e quali blocchi si sono sviluppati e perché. E’ un percorso di ricerca mirato, non a risolvere i traumi e i blocchi che sviluppati, ma ad analizzare i meccanismi che ci hanno costretto a difenderci e a chiuderci così tanto, fino a tradire sé stessi e a sviluppare la giusta maschera per questa o quella situazione. Per paura di essere giudicati, ci ritroviamo a dover raccontare e raccontarci bugie. Vendiamo un’immagine di noi che non coincide con quello che siamo, ma con quello che vorremmo essere, o, addirittura, che gli altri sono ormai abituati a vedere di noi. Ci convinciamo di essere così e blocchiamo noi stessi, andiamo avanti costruendo schemi, abitudini, manie, e la struttura che abbiamo acquisito e pensiamo essere la nostra forza diventa, in realtà, il nostro limite. E più ci allontaniamo da noi, più è difficile tornare. Siamo fieri di come abbiamo reagito, ma delusi per esserci dovuti tradire per la paura di essere giudicati. La nostra autostima intima scende e, col tempo, diventiamo noi i primi a giudicarci, mettendo le mani avanti, per attutire il colpo degli altri, per raccontarci che siamo umili e per farci dire dagli altri: “ma no tranquillo, vai benissimo così”. Più cresciamo e più questa insicurezza si attenua, non perché si risolva, ma perché la nostra maschera si cristallizza dentro e diventiamo quella, a tempo pieno.

  • Studio degli archetipi universali comportamentali che caratterizzano e definiscono le fasi salienti della vita 

di ognuno di noi 

  • Analisi di come essi influiscono ed entrano in conflitto con il nostro libero arbitrio nell’arco della vita e di come perdiamo consapevolezza dei meccanismi che ci governano, omologandoci a comportamenti stereotipati 
  • Recupero della propria unicità e della propria indipendenza creativa 
  • Lavoro di ricerca su sé stessi, individuale e condiviso in gruppo 
  • Scrittura creativa, costruzione del personaggio e della sue REAZIONI nella scena
  • Improvvisazione
  • Sessioni di verifica e feedback 

L’unico modo per poter lavorare al meglio come attore è fare questo percorso e inserire la propria soggettività nell’oggettività dei passaggi di vita fisiologici comuni a tutti, per sviluppare conoscenza e coscienza di sé e finalmente arrivare a perdonarci, alleggerire la sofferenza, invece di continuare ad essere i primi a giudicarci, passare a giocare di nuovo dalla propria parte. Lavorando su di noi come se fossimo un personaggio, il personaggio me stesso, rievoco le nostre radici e i nostri passaggi di vita, inserendoli in uno schema evolutivo universale comune a tutti, seguendo una vera e propria mappa, che suddivide la vita in passaggi di crescita della durata fisiologica di 7 anni. Da quando nasciamo a quando moriamo, infatti, ogni 7 anni cambiamo pelle. Così, in questo gioco, inizia il mio viaggio dell’eroe ripercorrendo i primi 28 anni. Quattro stagioni di 7 anni, fino ai 28 anni, che sono fondamentali, perché sono quelli della formazione. 

  • La prima stagione (0-7) è infatti una PRIMAVERA, un inizio, una rinascita e rappresenta tutto ciò che è spinto da una NECESSITÀ, una REAZIONE allo stato precedente, per affermare cosa sono dentro e delineare la mia IDENTITÀ. 
  • La seconda stagione (7-14) è un’ESTATE, cioè concretezza, realizzazione pratica, logica, cioè AZIONE di contenimento e accrescimento, che realizza la VOLONTÀ di affermare cosa sono fuori e dare voce alla mia PERSONALITÀ’. 
  • La terza stagione (14-21) è un AUTUNNO, una sorta di capodanno lavorativo e sociale che porta alla curiosità, al dialogo, al confronto, alla RELAZIONE vera e propria, attraverso la quale si da voce e forma all’identità e alla personalità. 
  • La quarta stagione (21-28) è un INVERNO, che chiude il ciclo e segna il ritorno a sé stessi, come a un rifugio, un momento di raccoglimento, un’AZIONE di SINTESI e di bilancio in cui metabolizzare con profondità quanto riesco a elaborare di ME per rafforzarmi. È il ventre materno che getta le basi per la ripartenza del Ciclo successivo e quindi crea le premesse di una nuova rinascita, di una nuova primavera. 

Questo primo giro di 28 anni segna il passaggio dall’ABBANDONO (dalla mamma) alla FORMA (individuale). Riguarda la sfera familiare – amicale – e di sviluppo delle proprie idee/cultura personali, ed è una preparazione al viaggio vero e proprio che inizia con il secondo ciclo di 28 anni in cui viene fatto l’ingresso nella società e si realizza il passaggio dalla FORMA alla RESPONSABILITÀ. 

Il lavoro è quello di ripercorrere dunque la mia vita anno per anno, fino ad oggi, raccogliendo pezzi dimenticati di me, i dettagli di cui sono fatto, gli odori, i colori, i luoghi, le persone, gli accadimenti, senza più trattarli come semplici ricordi. Ricordare chi e cosa sono e non cosa faccio o cosa ho fatto finora, mi permette infatti di poter entrare in contatto con un personaggio e capire che, anche lui come me, non è quello che fa o che dice, ma quello che è capace o non capace di essere.

  1. Riuscire finalmente ad essere sincero con sé stessI, fingendo di essere veramente qualcun altro
  2. Costruzione di una forma nuova ed esclusivamente personale di pensiero e azione 
  3. Imparare a togliere tutte quelle maschere che utilizziamo ogni giorno, per poterne indossare altre di altri
  4. Formare un attore sincero, non da performance egocentrica
  5. Capire che gli occhi sono una finestra del respiro, attraverso cui passa la verità delle cose come stanno
  6. Lasciar accadere il personaggio, lasciandolo libero di reagire, non di recitare
  7. Accettare e condividere la propria insufficienza e trasformarla nel proprio CAPOLAVORO
  8. Togliere le maschere, invece di metterle
  9. Ripetere senza ripetersi
  10. Auto-valutarsi
  11. Reimparare a respirare, ascoltare e gestire il proprio respiro
  12. A cosa sto reagendo? Non cosa sto dicendo o facendo

Del resto, se Peter Sellers in OLTRE IL GIARDINO diceva che “la vita è uno stato mentale”, anche la recitazione può esserlo.

Masterclass

Sessioni di approfondimento dedicate allo studio e messa in pratica di tecniche, metodi ed esercitazioni che richiedono un livello di preparazione intermedio ed avanzato.

Consulta il Calendario

Contattaci Ora!

Scegli il corso che prediligi, ti ricontatteremo per informazioni o per la richiesta di ammissione.
Ti risponderemo al più presto