In ogni scena, in ogni dialogo, tutte le azioni che compie un personaggio sono, in realtà, REAZIONI. L’ attore, deve individuare una reazione interiore invisibile, pura, istintiva, sincera a qualcosa successo prima e che porta dentro, che si esprime ed è in conflitto con un’azione visibile, di adattamento e compromesso fuori a qualcosa che sta accadendo ora. Battuta per battuta, silenzio per silenzio, la maschera, prende forma dal compromesso fra cuore e ragione e si adatta alla situazione prima di lui. Il risultato di questo compromesso è l’AZIONE in MASCHERA. Ma la REAZIONE, arriva prima dell’azione, è imperfetta, è il respiro reale che si vede negli occhi, che silenziosamente e segretamente accompagna le necessità del cuore. La vita scorre così, continuamente, non è perfetta, anche i personaggi non lo sono. Individuare, dunque, quel margine di imperfezione, rende tutto più umano e vicino a chi guarda e consente di raccontare storie a sentimenti, ostacoli, conflitti, errori, equivoci, inganni e bugie, con Sincerità ed efficacia senza auto-celebrazione di se stessi e presunzione. L’attore deve dare vita a tutto questo. E chiedersi, come nella vita, a cosa reagisco e come reagisco, non cosa devo fare o come lo devo fare. Recitare non è una modalità di espressione estetica, bensì una riattivazione della propria capacità di reagire.
Dall’eroe all’attore è un percorso formativo esperienziale guidato:
Tre cose deve fare l’attore per il suo personaggio: individuare a cosa sta reagendo – cosa non sta dicendo – saper ripetere all’infinito senza ripetersi.
Studi di psicologia hanno paragonato la vita dell’uomo al VIAGGIO DELL’EROE all’interno di una storia e alle prove che deve affrontare per raggiungere il suo obiettivo. Partendo dallo studio degli archetipi e dei miti, si possono individuare delle tappe costanti e universali che caratterizzano la naturale evoluzione di ogni essere umano.
Questo metodo di studio propone di ripercorrere la strada fatta da ognuno fin qui, raccogliere più elementi possibili per capire quali maschere e quali blocchi si sono sviluppati e perché. E’ un percorso di ricerca mirato, non a risolvere i traumi e i blocchi che sviluppati, ma ad analizzare i meccanismi che ci hanno costretto a difenderci e a chiuderci così tanto, fino a tradire sé stessi e a sviluppare la giusta maschera per questa o quella situazione. Per paura di essere giudicati, ci ritroviamo a dover raccontare e raccontarci bugie. Vendiamo un’immagine di noi che non coincide con quello che siamo, ma con quello che vorremmo essere, o, addirittura, che gli altri sono ormai abituati a vedere di noi. Ci convinciamo di essere così e blocchiamo noi stessi, andiamo avanti costruendo schemi, abitudini, manie, e la struttura che abbiamo acquisito e pensiamo essere la nostra forza diventa, in realtà, il nostro limite. E più ci allontaniamo da noi, più è difficile tornare. Siamo fieri di come abbiamo reagito, ma delusi per esserci dovuti tradire per la paura di essere giudicati. La nostra autostima intima scende e, col tempo, diventiamo noi i primi a giudicarci, mettendo le mani avanti, per attutire il colpo degli altri, per raccontarci che siamo umili e per farci dire dagli altri: “ma no tranquillo, vai benissimo così”. Più cresciamo e più questa insicurezza si attenua, non perché si risolva, ma perché la nostra maschera si cristallizza dentro e diventiamo quella, a tempo pieno.